La droga e l’alcol sono sostanze preziose per un tossicodipendente: gestiscono per lui/lei i problemi, le sensazioni spiacevoli e le emozioni negative che lo assillano quotidianamente.
È un vero e proprio patto col diavolo, la “libertà” da un condizione indesiderabile in cambio dell’anima, perciò un tossicodipendente ha già chi l’aiuta: droga e alcol. È necessario allora scalzare “il diavolo” con tutte le sue droghe per poterlo aiutare veramente.
Alcuni pensano che una discussione psicologica con chi soffre di una dipendenza possa convincerlo a smettere, ma dopo lunghe chiacchierate la scena e la droga non cambiano, anzi.
Altri sono convinti che un farmaco possa agire come una bacchetta magica e risolvere il problema, ma il problema rimane e se ne aggiunge un altro: la dipendenza anche dal farmaco.
Altri ancora si fanno convincere cha la dipendenza sia una disfunzione del cervello e si affidano a “cure” psichiatriche con danni a volte irreparabili. Come si vede ci sono molteplici tentativi.
Le comunità di recupero, statisticamente, sono l’unica via di salvezza stabile da droghe e alcol se il tossicodipendente ha intenzione di farsi aiutare in modo serio, altrimenti il primo ostacolo all’aiuto è proprio lui/lei.
In questo caso un colloquio risolutivo è necessario perché accetti l’idea di entrare in comunità e risolvere definitivamente il problema.
Il Narconon è un percorso preciso svolto in centri residenziali della durata di cinque mesi circa, dove una persona può disintossicarsi in modo completamente naturale e quindi ripercorrere la propria vita fino a quando non trova le ragioni per cui si è fatta intrappolare dal “diavolo” (alcol, eroina, cocaina, crack, ecc.).
Queste ragioni sono l’unica cosa da ricercare nella vita di un tossicodipendente e l’unico che può trovarle è lui/lei soltanto. Il sollievo che prova nell’identificarle è tale che la voglia di droghe e alcol sparisce come neve al sole.