Entrare nel mondo della dipendenza è spesso semplice, a qualsiasi età, ma il percorso per uscirne è molto più complesso e insidioso.
Immaginiamo di esaminare passo dopo passo una situazione in cui un individuo è caduto vittima di sostanze tossiche ricreative e cerchiamo di comprendere come possa superarla.
Nella prima scena, individuiamo un punto di vulnerabilità nella persona, che costituisce il punto di ingresso per sostanze come droghe, alcol, antidolorifici, psicofarmaci e così via.
Potrebbe essere un dispiacere o un dolore fisico come un braccio rotto, la noia per un adolescente o un fallimento per un adulto, ma sempre un punto debole.
Alla seconda scena troviamo un amico con un consiglio o con un esempio di droga, alcol o psicofarmaco.
L’uomo sconosciuto che regala droga davanti alla scuole è una bufala solenne, nessuno regala droghe, la verità è che ci deve essere una certa affinità con chi consiglia le sostanze: amore, amicizia o ammirazione per quell’artista che afferma quanto si diventa creativi con le droghe.
Nella terza scena vediamo che l’individuo del nostro esempio fa uso di droghe o alcol la prima volta. Nella quarta scena lo vediamo farne uso per la seconda volta… e così via.
La droga è una trappola e come ogni trappola che si rispetti, all’apparenza affascina chi si avvicina o si ammanta di mistero per catturare l’attenzione del potenziale utente che quando si avvicina e mette dentro la testa per vedere di cosa si tratta è già spacciato in partenza.
All’inizio, le manifestazioni di alcol e droghe sono divertenti. È come avere una scimmietta che gioca e balla al tuo comando e ti fa ridere. Via via che il tempo passa però, la scimmietta diventa King Kong e questa volta comanda lui e ti ordina di assumere e di nutrire altre scimmie finché tu non ne puoi più e dici: BASTA. Per un po’ smetti di assumere , ma il circo che tu stesso hai messo in piedi deve tenere almeno due spettacoli al giorno e uno serale… e via così.
Quando l’esaurimento fisico e psichico ha raggiunto limiti che vanno oltre l’umana resistenza, il tossicodipendente (perché ora lo è a tutti gli effetti) decide che deve fare qualcosa e magari farsi aiutare. A questo punto ferma la discesa agli inferi e può cominciare a sperare.
Se questa speranza la affida a mani sbagliate, la sua dipendenza è destinata a continuare non con droghe di strada, ma con farmaci ancor più potenti che lo terranno dipendente a vita dando alla gente l’illusione che sia “normale” mentre lui/lei continuerà a dibattersi nella tossicodipendenza medico/legale.
La tossicodipendenza non è assolutamente una malattia, è il sintomo di un disagio profondo che può essere superato con un programma che non preveda droghe legali sostitutive.
ATTENZIONE: Se si cura la tossicodipendenza come malattia mentale si ottiene malattia mentale, alla lunga.
Fortunatamente ci sono altri modi per uscire dalla droga o dall’alcol, sempre che uno voglia uscirne. La buona volontà è il primo ingrediente per liberarsi dalla tossicodipendenza e se un tossicodipendente non ce l’ha, allora bisogna comunicare con lui finché non riconoscerà di avere quel problema e accetterà l’aiuto vero che si presenta sotto specie diverse.
Un tossicodipendente su mille ce la fa da solo. Si chiude in casa e gestisce da solo le pene diaboliche dell’astinenza; maledice ogni bicchiere che ha bevuto e ogni canna che ha fumato per ridursi così e via… per giorni e giorni di prigionia auto inflitta.
Quando esce “pulito” purtroppo le sostanze che sono rimaste nel suo organismo sotto forma di metaboliti tossici possono riattivare le voglie ossessive della sostanza e farlo ricadere nell’uso peggio di prima.
Una forma d’aiuto più sicura è la comunità residenziale dove il tossicodipendente è assistito da un team di operatori che vigilano sulle sue reazioni al principio e sulle sue azioni nel mentre.
La durata di questo percorso varia da pochi mesi a un periodo lungo anni. Solitamente queste comunità abbinano il lavoro manuale (e in alcuni casi anche la preghiera) alla riabilitazione. La percentuale di riuscita qui si alza; non più uno su mille, come nel caso ‘fai da te’, ma parecchie centinaia.
Il programma Narconon ha rivoluzionato l’attività di recupero e di riabilitazione da droghe e alcol partendo dal presupposto che proprio le abilità perdute hanno spinto un individuo nella droga e nell’alcol. L’abilità di stare di fronte ai vari aspetti della vita o quella di progettare un futuro per se e per gli altri con responsabilità.
Le tre fasi del programma: Accoglienza, Disintossicazione e Formazione, riescono a fornire in meno di sei mesi tutte le caratteristiche che servono a una persona per una vita stabilmente sobria e produttiva, in pace ed armonia con le persone care e con l’ambiente.