Se c’è una droga da cui è difficile uscire è il crack. La cocaina che si fuma imprigiona letteralmente un individuo e lo tiene schiavo dandogli in cambio pochi minuti di estasi artificiale a cui non può rinunciare.
Bastano pochissime fumate, anche soltanto una, per diventare dipendenti dal crack; poi è l’inferno perché questa sostanza s’impadronisce di chi la consuma e pretende altre, innumerevoli, dosi.
Questo non solo divora le sostanze vitali organiche della persona riducendone gravemente la salute, ma fa sparire i suoi soldi ad una velocità supersonica fino a rovinarla e a gettarla sul lastrico con debiti astronomici.
Uscire dal crack non è un’opzione allora, è una questione di vita o di morte. Non esistono cure per questa dipendenza, non esistono pillole per farla smettere, non c’è al mondo nessuno che possa impedirne l’uso, a parte il tossicodipendente stesso.
Se lui o lei vuole smettere, se trova una piccola finestra di lucidità mentale che il crack ha lasciato aperta, se è disposto a prendersi un briciolo di responsabilità per il suo stato, allora si può salvare da una fine squallida da malato di mente o dalla morte stessa. Ma deve fare molta attenzione!
Deve innanzitutto evitare come la peste gli psicofarmaci ordinati da qualche strizzacervelli che si ostina a trattare un tossicodipendente come un malato mentale e poi staccare la spina con il suo ambiente abituale per scegliere una comunità di recupero (possibilmente lontano da casa) dove potrà cercare una soluzione al suo problema.
Non sarà un percorso facile, ma il gioco vale la candela perché la sua vita è il gioco e la candela il metodo di riabilitazione.
Il programma Narconon si svolge in cinque mesi circa e i centri abilitarti a questo metodo sono attrezzati perfettamente ad assisterlo in questa impresa con uno staff specializzato in un ambiente tranquillo e rilassante.