Vino, birra, whisky, grappa, collutorio, alcol denaturato e altre sostanze velenose a base di alcol costellano la vita di un alcolista e se questo ti sembra esagerato prova a gestirlo quando l’alcol non è più a sua disposizione e avrai delle sorprese amare.
Si, certo, dicono che un bicchiere non ha mai fatto male a nessuno se non ai milioni di persone che di alcol muoiono ogni anno (una ogni dieci secondi, dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità) perché ad un bicchiere ne hanno fatti seguire molti altri.
Si, va bene, ma se non capita nella mia famiglia queste vittime dell’alcol le posso mettere nel mucchio delle altre povere vittime: di guerra, fame, terremoti, carestie, ecc.
Ma il cerchio si stringe quando le vittime dell’alcol sono per lo più i giovani dai venti ai quarant’anni e che l’alcol è la prima causa di morte negli adolescenti, allora uscire dall’alcol è una priorità assoluta.
L’educazione può fare qualcosa per prevenire l’alcolismo tra i giovanissimi, ma di fronte alla dipendenza non c’è educazione che tenga e per la prevenzione è troppo tardi, ovviamente.
Bisogna agire tempestivamente quando si è di fronte alla dipendenza da alcol. Aspettare è invitare alla violenza con tutti i suoi effetti, discuterne è una grave perdita di tempo quando l’organismo sta per dire addio alla vita.
Una comunità dove l’alcolista sia seguito con amore e non con la violenza, dove la disintossicazione sia una realtà effettiva e non camuffata da psicofarmaci, dove si possa riprendere fisicamente e mentalmente, insomma dove poter rinascere a una nuova vita.
Alcolista è un’etichetta infamante, anche se usata correntemente, perciò nei centri Narconon non viene usata. Si usa la parola studente perché, dopo una disintossicazione completamente naturale, la persona studia il suo comportamento passato e i metodi per non ripeterlo, per poter avere veramente una vita nuova.